Guzzano di Camugnano, 5 dicembre 2021.
È finita così:
la delibera, portata in votazione ai vari consigli comunali, riportava la dicitura “terreno incolto”. Poiché era evidente che così non fosse, abbiamo fatto richiedere al compagno consigliere provinciale il ritiro in autotutela per dichiarare annullabile l’atto. L’autotutela è un istituto che discrezionalmente la pubblica amministrazione può utilizzare al fine di evitare un contenzioso. I comuni sono quindi stati costretti a presentare un nuovo documento in cui non comparisse più la parola “incolto”. La nuova votazione, con la bocciatura da parte del consiglio comunale di Budrio, unico comune a votare contro, ha avuto come esito la non approvazione della delibera. Riportiamo l’esito della votazione perché crediamo dica tanto su ciò che serve, anche quando non è detto ci piaccia.
FAVOREVOLI: il sindaco (Lista Civica), il consigliere di Fratelli d’Italia, il consigliere di Liberi E Uguali.
ASTENUTI: i 4 consiglieri del Partito Democratico.
CONTRARI: i 7 consiglieri di maggioranza (Lista Civica) a cui va tutta la nostra gratitudine.
Il loro voto contrario, determinante a salvare le aree umide delle risaie, di cui siamo i testimoni, rafforza in noi la convinzione che le lotte si possono perdere, ma se non le facciamo, sono già perse. Un plauso straordinario al capogruppo di maggioranza (Lista Civica).
Ma facciamo un passo indietro e torniamo all’inizio di questa storia.
Non ci volevamo credere! Non che in assoluto non potesse accadere; ma lì, lì, proprio no!
Aver scelto quel luogo (l’ultimo) per l’ennesima selvaggia cementificazione, l’aver scelto un terreno agricolo, Azienda la Cantaglia, Società Italiana Sementi (SIS), in “pancia” a Bonifiche Ferraresi – e quindi a Deposito e Prestiti- appariva una mera provocazione, del tipo: “facciamo la cosa peggiore nel posto migliore, tanto, chi potrà mai impedircelo? Talmente spudorata e calata dall’alto quella scelta, da lasciarci indignati. E si sa che l’indignazione, senza rabbia, lascia spazio alla frustrazione e quindi all’impotenza, all’inattivismo.
“… e ci manca anche la cementificazione dell’ultima RISAIA del Bolognese…” così chiudeva un suo articolo Luca Mercalli sulle colonne del Fatto Quotidiano di un giorno di fine novembre.
A tanti sovviene una domanda: cosa può essere successo a tutti i consigli comunali che a maggioranza schiacciante hanno votato la fattibilità di un simile scempio?
Per inciso, persino nella provincia di Bologna è venuta meno l’omogeneità di colore delle amministrazioni comunali: anche comuni ad alta densità di popolazione, ultimamente scelgono di essere amministrati da liste civiche di area “centro-destra”.
Grazie a un paio di compagni, l’uno consigliere provinciale, l’altro neo segretario comunale, a fatica ricostruiamo tutto l’iter burocratico e amministrativo della vicenda.
Il capogruppo della lista civica di maggioranza del comune di Budrio ci spiega come il sindaco di Malalbergo, municipalità di competenza sull’area dove dovrebbe sorgere l’HUB, sia stato particolarmente solerte, convincente e circostanziato nel convincere tutti i consigli comunali interessati ad approvare l’opera ritenendola utile e non troppo impattante. Queste amministrazioni, senza nessun confronto con il territorio, consulte, associazioni, comitati, ecc.…, sicure e forti delle loro decisioni, così come dell’asservimento di cittadine e cittadini, vanno spedite verso l’approvazione dell’opera. Instilliamo un dubbio al consigliere capogruppo di Budrio riguardo l’insensatezza e le menzogne rispetto lo stato in essere delle risaie, perfettamente colte. Conveniamo della necessità di eseguire, con il capogruppo di Budrio, un sopralluogo alle risaie, oramai tristemente condannate, dopo il voto unanime di tutti i comuni interessati. Decidiamo di farlo insieme, in un gruppo composito di attivisti ambientalisti, militanti della Casa del Popolo di Ponticelli, un consigliere provinciale, forestali agronomi; ma soprattutto sotto la guida esperta del fattore dell’azienda
.IL CORAGGIO DI AMARE LA TERRA CI HA FATTI INCONTRARE.
Il 17 gennaio 2021, in piena restrizione pandemica, con divieto assoluto di spostamento, ci diamo appuntamento alla risaia. È domenica, ore 10. Tutti noi rischiamo un verbale di infrazione e un’ammenda di 400 euro e, alcuni tra noi, pubblici ufficiali, anche l’imbarazzo e la vergogna. Ci troviamo puntuali in 11 alla Casa del Popolo, brevi presentazioni e subito ci avviamo a piedi verso le risaie. Il clima freddo e umido, consueto in questa stagione, ci riserva una sorpresa, quasi un augurio ai nostri migliori intenti: una bella nevicata! Sarà l’unica di quell’inverno nella “Bassa”. Il fattore Umberto, frequentatore della Casa del Popolo, sede dell’associazione culturale PRIMO MORONI, ci racconta, con quella sua solita cordialità e apertura, delle risaie, della loro storia, della vita in azienda, delle mondine; ma soprattutto ci parla di una “magia”, non ancora totalmente disvelata: la risaia di sinistra, direzione Sud, la “più anziana”, ha 100 anni; è stata scavata a mano con pale, picconi e carriole dai leggendari SCARIOLANTI. L’altra, distante pressappoco 200m dalla prima, a destra dell’autostrada BO-PD, sempre direzione Sud, è più giovane ed è stata scavata con mezzi meccanici circa 70 anni fa. La prima, durante la vita delle piantine di riso, non ha bisogno di alcun trattamento fungicida; la seconda, pur seminata allo stesso modo, con lo stesso seme, stessa acqua e stessa luce del sole, viceversa, abbisogna di prodotti chimici per evitare la formazione di funghi!
I racconti di Umberto, e quella nevischiata, avevano creato un clima antico, ma da sempre patrimonio di queste terre: la solidarietà tra diversi. Camminare in quelle cavedagne pareva facesse crescere una consapevolezza collettiva: la forza della verità!
QUEL RISO CHIEDEVA DI ESSERE DIFESO!
Nei mesi successivi continuano le mobilitazioni di comitati e associazioni, con occupazioni simboliche delle risaie, piccoli blocchi dimostrativi e la classica ma necessaria raccolta di firme che, in pochissimo tempo, supera le 3500 unità.
TERRICIDIO ES CRIMEN, CAMINAMOS PARA SANAR
Sabato 22 maggio 2021/Domenica 23 maggio 2021
Un cammino, costeggiando il fiume Reno, dall’Appennino tosco-emiliano, passando da Bologna fino alle risaie della bassa per terminare alla Casa del Popolo. Questo il percorso del più importante, bello e colorato corteo di donne, di donne femministe, che con il loro viaggio hanno voluto evidenziare tutte le contraddizioni di opere inutili e dannose. A partire dalla costruzione di una nuova seggiovia, laddove ne esiste una già funzionante, in un territorio montano (il parco del Corno alle Scale) dove gli effetti del cambiamento climatico e la conseguente diminuzione delle nevicate, stanno modificando le abitudini turistiche. E poi in pianura, dove le donne arrivano ed occupano per una notte i Prati di Caprara, area oramai boschiva di Bologna (zona Ospedale Maggiore), un tempo area Militare, ora nel mirino di palazzinari e speculatori di turno – nulla di nuovo! Vi pernottano con le tende. Al mattino, sempre costeggiando il piccolo grande fiume Reno, arrivano alla risaia di Malalbergo-Ponticelli, passando come liberatrici attraverso i comuni della bassa. Particolarmente toccante l’arrivo nella piazza di San Pietro in Casale, dove compagne e compagni del territorio, e attivisti bolognesi, si sono incontrati per ripartire insieme.
UN ALTRO APPENNINO E’ POSSIBILE
Sabato 26 settembre 2021
Non è solo l’augurio che il comitato medesimo si è dato come intitolazione. È stato anche il cartellone di un convegno svoltosi a Porretta Terme il 26 settembre al teatro Testoni, richiamando da tutta’ Italia le esperienze più avanzate delle lotte a salvaguardia del territorio Appenninico. I lavori, continuati nel pomeriggio, evidenziavano, man mano che le relazioni si susseguivano, un elemento in comune: la sordità della politica istituzionale alle ragioni scientifiche e statistiche in una totale assenza di confronto.
IL CORAGGIO DI AMARE LA NOSTRA MONTAGNA
Sabato 4 dicembre 2021
Sabato 4 dicembre, a Vergato, paese della Valle del Reno, il CRCT’I, Collettivo del Reno Contro Tutto l’Insostenibile, in piazza Matteotti, ha tenuto un presidio informativo sull’impatto devastante che la costruzione di una nuova seggiovia al Corno alle Scale comporterebbe. In questo paesino di fondo valle, con sempre meno vocazione e identità, noi, bellissime e colorati, armate di ciclo fono, racconti, volantini e poesia, abbiamo portato un po’ di vitalità in un momento, quello attuale, di grandi paure e odio, a cui possiamo dare un’unica risposta: attivismo partecipato e consapevole che ci indichi ancora una volta qual è la strada verso il comunitarianesimo necessario.
IL CONFLITTO MOTORE DELLA STORIA
Proponiamo a tutte e tutti di partecipare all’organizzazione di una marcia dalle Risaie all’Appennino, riempendo 4/5 giornate di eventi e spettacoli. Una marcia che ci porti ad un momento assembleare importante, magari in un teatro, dove invitare scienziati, contadini, resistenti e attivisti tutti. Una giornata che non sarà la fine di niente, ma l’inizio di tutto.
Questo progetto lo vogliamo dedicare a tutte e tutti le compagne e i compagni che in questi anni hanno resistito all’impossibile.
Un ringraziamento militante alla più resistente Valle d’Europa, la Val di Susa, alle sue attiviste e ai suoi attivisti No TAV, da sempre esempio per le nostre battaglie.
Per finire, vorremmo ricordare alcuni compagni resistenti che non ci sono più: Umberto Tortolini, deceduto non molto tempo fa, il fattore storico delle Risaie, la cui assenza, e non è retorica, ha lasciato un vuoto incolmabile; Ivan Cicconi, ingegnere comunista, che ha dato un fondamentale contributo politico e tecnico nella lotta NO TAV e per la costruzione della Casa del Popolo; Davide Lodi, il primo presidente dell’associazione Primo Moroni; Luca Rastello, giornalista, scrittore e militante NOTAV, “non aveva paura della cattiveria, la guardava in faccia e la raccontava.”
Questa memoria collettiva non vuole raccontare una storia, pur positiva, di una lotta; ma ha l’ambizione di lanciare un appello a tutte e tutti di continuarla:
IL CONFLITTO MOTORE DELLA STORIA.
Il CRCT’I, Collettivo del Reno Contro Tutto l’Insostenibile.