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riflessioni

La terra è di chi la abita

Nel quartiere Birra, allo svincolo della tangenziale, non c’è solo un anonimo terreno sotto esproprio per la costruzione del Passante, ma l’abitazione di una famiglia.

È sorprendente vedere come uno spazio così vicino al traffico di macchine, grazie alla copertura di grandi alberi e alla cura del verde attorno, sia diventato così piacevole. Sono più di venti anni che una grande famiglia ha fatto di quel terreno la propria casa, funzionale alla convivenza di tanti nuclei famigliari e all’equilibrio tra vita all’aperto e al chiuso. La famiglia sinta che abita lì e tante altre famiglie sinte da decenni lottano per la propria autodeterminazione abitativa, per poter vivere nella forma più consona alla propria cultura.

Questo tipo di casa, chiamata “terreno” o “microarea”, è la soluzione abitativa che le famiglie sinte dello spettacolo viaggiante hanno trovato come forma più consona alla propria cultura e come risposta alle politiche razziste che le istituzioni italiane nei decenni hanno implementato: i cartelli di divieto di sosta ai nomadi e i campi nomadi.

Tra gli anni Ottanta e Novanta la comunità, acquistando terreni agricoli o di margine e apponendovi sopra le proprie case mobili, ha organizzato la propria autodeterminazione abitativa. Questa facoltà gli è stata sottratta nel 2001 attraverso l’introduzione del nuovo testo unico sull’edilizia, che ha qualificato come interventi di nuova costruzione l’installazione di strutture come roulottes, campers e case mobili che siano usati come abitazione: significa che per abitare in una casa mobile è necessario un permesso di costruzione pari a quello necessario per costruire una casa in muratura; rendendo illegali tutti gli insediamenti esistenti costruiti su terreni non edificabili.

Da allora l’attivismo sinto ha iniziato un lungo percorso di lotta per la propria istanza abitativa – a cui le istituzioni tutt’oggi non danno risposta – all’interno di un contesto di mancato riconoscimento della minoranza e di strutture culturali e politiche intrise di antiziganismo: quella forma di razzismo che da secoli classifica le persone rom e sinte come “zingari”, attribuendovi stereotipi e pregiudizi negativi.

Su via Triumvirato questa storia si lega a quella del Comitato No Passante Bologna Ovest che da mesi, ogni giovedì, si ritrova in presidio ai margini dello svincolo della tangenziale. L’ostinazione di questo presidio a poco a poco, incontra l’esperienza della famiglia sinta che abita li affianco. La devastazione ambientale di quest’ opera inutile e dannosa impatterà pesantemente sul tessuto urbano del quartiere Birra e lo farà a partire da questo angolo di terra, la cui vitalità resta quasi invisibile agli occhi di chi transita verso l’aereoporto o imbocca della tangenziale. È questa prossimità costante e non di passaggio che produce un incontro inaspettato: il 27 aprile il Comitato No Passante Bologna Ovest insieme alla rete dei Sollevamenti della Terra, incontrano gli abitati di questa microarea sotto esproprio e altre rappresentanze dell’attivismo sinto dell’Emilia Romagna, per condividere un pranzo e un’assemblea sulle rispettive lotte. La forma di questo incontro mostra la sua sostanza: si lotta contro il passante e contro la cementificazione per riaffermare un legame diretto e concreto con gli ambienti che abitiamo e su cui vogliamo decidere come vivere. Non ci vogliamo rassegnare all’arroganza di chi quel pezzo di terra, lo vede solo nel disegno dei progettisti e nei calcoli delle compensazioni ambientali. Opporsi al Passante non è solo lotta per un’aria più respirabile e per una diversa idea di mobilità ma soprattutto battaglia contro una politica che impone alle persone di abbandonare la terra di cui si sono presi cura per far spazio a un mostro di cemento a 18 corsie. A questo non vogliamo rassegnarci.

É in occasioni come queste, dove crediamo alle possibilità degli incontri, che le differenze diventano elementi di potenza per solidarietà reali, per allearsi e per accrescere la nostra forza contro un nemico comune. Contaminiamoci, tessiamo complicità inaspettate e interazioni che mettano in crisi l’isolamento e la rassegnazione sui cui prolifera il potere di chi ci governa.

Fermare il Passante è possibile.

Comitato No Passante Bologna Ovest

Sollevamenti della Terra in Marcia

Maggio 2024